Sandro
Bellomo nasce a New York (U.S.A.) nel 1965. Da quindici
anni lavora come artista da strada in molte città. Ha vissuto
a Roma fino al 1990. La sua casa-laboratorio si trova attualmente
a Soleto in provincia di Lecce. Due sono i temi della sua ricerca:
il volto umano, composto da una struttura di linee e il colore.
Tra questi elementi non vi è, tuttavia, alcuna complementarità.
Al colore non è demandato, infatti, il compito di rafforzare
o spettacolarizzare la forma. Il volto, con le sue molteplici espressioni,
rappresenta il tentativo dell'autore di definire la propria identità.
Un rapporto immediato, invece, esiste tra il colore e la sua forza,
e le sensazioni che nell'immediato scaturiscono dal suo utilizzo.
Spesso alla tensione dei volti si contrappone l'evasione del colore.
I disegni su carta sono realizzati con pastello a olio, pastello
a cera ed acquerello. Le sculture in resina sono dipinte ad acquerello
e colore acrilico. |
Sandro
Bellomo
E' sempre difficile leggere, interpretare le esperienze altrui,
ma non bisogna mai imporre nulla di definitivo, bisogna lasciare
aperta almeno una porta, lasciare un'incognita, che spesso è
svelata solo dallo stesso artista: così è anche per
la pittura di Sandro Bellomo.
I Volti, presenti in quasi tutte le sue composizioni, nascono
da spinte interiori di eccezionale lirismo e spiritualità,
motivazioni interpretate dalle mille facce che l'artista utilizza
come il punto massimo dell'espressività: la vita passa, infatti,
sul volto e attraverso i solchi che essa scava, si compone la mappa
biologica ed esistenziale dell'individuo.
Nei volti di Bellomo non si legge meraviglia, stupore o altro, ma
disincanto; essi si scrutano con normale sospetto, instaurando un
silenzioso dialogo fatto di segni e di sguardi, senza alcuna prevaricazione.
Gli uomini che appartengono a quelle facce non hanno la forza di
urlare, di squarciare il silenzio esistenziale come avveniva per
quelli di Munch, ma sono simili - se proprio è utile fare
un confronto - ai personaggi filiformi di Giacometti, che il Nostro
ama molto.
Le nervature scolpite, simili alle scabrosità dei tronchi
di ulivo di cui riprende anche i colori, rafforzano il senso di
resistenza e di dolore degli individui di Bellomo verso il quotidiano,
che spesso - silenziosamente e subdolamente - ci costringe a percorrere
i sentieri della noia e del "già fatto". Le esperienze
dell'artista prendono corpo così in queste opere che lasciano
dietro di sé una lunga scia fatta di osservazioni introspettive
della realtà individuale: in quelle facce è possibile
rintracciare l'essenza di ogni uomo, il doppio che ognuno di noi
ha dentro, come ha magnificamente interpretato Bacon, la zona pubblica
e quella strettamente privata, di cui concretamente non sappiamo
nulla e contemporaneamente non intendiamo far sapere nulla.
Nei Volti, spesso monocromi e successivamente scavati con
linee di colori terrosi, si assiste alla forza della pittura di
Bellomo: essa, con pennellate veloci, essenziali e incisive, rende
vivi e forti - proprio come alberi - i suoi uomini, pronti a nausearsi
davanti all'appiattimento che la massificazione impone; essi non
sono delle larve, ma acuti e silenziosi testimoni dei vuoti allucinanti
della realtà.
massimiliano
cesari
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