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SENSI ALTER(n)ATI l "urbanità che accade"

a cura di Paolo Marzano

 

La trasformazione del territorio implica una rigenerante condizione di ridefinizione dei sistemi di senso e di significato, delle percezioni. Una crescita parallela tra corpo e territorio; il primo contiene il secondo e il secondo a sua volta avviluppa i sogni e i desideri del primo.
La città risponde a questa fusione lasciandosi indagare nella sua pluralità espressiva tracciando nuovi percorsi e stimola la complessità delle interpretazioni.
Ecco perché nasce "SENSI ALTER(n)ATI". Il bisogno naturale umano di interagire continuamente con gli spazi urbani, viverli direttamente, percorrendoli fisicamente e mutandone le diverse relazionalità. Spazi, dunque, da ridefinire e percettivamente da de-formare.
Spazi da rivisitare e rivedere, guardando con occhi nuovi per rinominarli e riadattarli ad una diversa realtà; quella dell'attuale consapevolezza di un senso ritrovato, ma sicuri di una sua suscettibile variazione funzionale nel tempo. Una progettualità costante di riconversione d’uso; questa è la città dell’uomo. La specificità dei rapporti di forza e di peso della visione, nella realizzazione dell'attività conoscitiva urbana, non permette definizione e margini d'azione. Essa disgrega, corrompe, deborda, dissolve, destruttura, risolve secondo schemi e categorie concettuali 'altre', quelle condizioni di rapporto con la città, durante il suo mutamento.
Il corpo e il territorio sono componenti dell'attuale conflitto urbano che vanno ripensate secondo una cosciente e responsabile multidisciplinarietà d’intenti, agendo con sofisticate e articolate strategie d'approccio.
Nascono così, quei luoghi alternativi, derivati da quei "SENSI ALTER(n)ATI", dell'azione collaborativa e partecipativa diretta, sensorialmente rigenerante, certamente strutturale per la conoscenza individuale.
Può, quindi, lo spazio essere attivato fino a trasformarsi in luogo?
Il confronto di culture, la pratica dell'esperire e le stesse tecniche onnivore di soggettivazione delle emozioni, dei gesti e dei comportamenti, pongono quesiti complessi e fin'ora inattesi. La risposta si trova nella relazione continua tra l'individuo e il luogo in cui vive, tra la sua sensibilità e la naturalità delle azioni proiettate nell'intorno, dunque, ancora una volta, tra il corpo e il territorio.
Ecco, quindi, "SENSI ALTER(n)ATI", il lavoro di questa mostra coinvolge l'arte della fotografia inserendola di un discorso fatto di sensazioni e di ambiti legati alla conformazione dell'architettura del luogo che queste immagini, contiene.
Cosa conduce alla conoscenza se non l'attraversamento di territori e ricercare percorsi diversi da quelli che abitualmente frequentiamo?
Una città in trasformazione proietta nella mente, molteplici percezioni e, il cambiamento del paesaggio, amplifica l'immaginario collettivo. La mostra fotografica pertanto evidenzia come un percorso tra cantieri attivi determina un esercizio immaginifico in bilico tra un passato indispensabile e un futuro consolidabile e soprattutto perfettibile.
L'arte, certo, rifiuta l'appiattimento e cerca la collaborazione, la partecipazione condividendo il momento di transito da uno stato ad un tempo nuovo.
Per questo la mostra "SENSI ALTER(n)ATI", ha "cercato" spazi di evidenza di diffe-referente 'sensazionalità'.
I conci del basolato riposti fuori dal sedile di piazza Salandra funzionano come installazioni movibili, elementi di progetto da ricomporre con i quali partecipare alla dialettica cittadina, della costruzione del proprio futuro. Sono totem materici, una scenografia lapidea, compartecipante ad una performance urbana interessante dal punto della scoperta dello spazio del visibile.
Conci come parole che cercheranno di comporre fraseggi di un paesaggio rinnovato, ora, in attesa. In una città in "allestimento" gli eventi, collaborano a questa forma di 'costruzione' del paesaggio, condividendo la loro componente intellettuale su impalcature e ponteggi conoscitivi.
Il 'cantiere Nardò', stabilisce zone diverse di transito sia fisico e sia visivo, ne sovrappone di nuove, traccia percorsi alterativi inaspettati.
La percezione dell'individuo, nei confronti della città, ne esce fortificata solo se, la condizionata relazionalità tra tutte le sue componenti, pone come obiettivo la conoscenza 'narrata' del quotidiano in un contatto diretto con il cambiamento continuo del mondo 'esterno'.
L'apporto fotografico-visuale, di "SENSI ALTER(n)ATI", sviluppa, proprio su questa realtà mutante, il suoi concept.
Immagini distinte evocate in contesti spaziali diversi, dove le relazioni con il contenitore guidano le emozioni trasformandole in tracce di un percorso in tre soste.
Lo spazio del Sedile di Piazza Salandra, il piano ammezzato del nuovo C.R.S.E.C. nel Chiostro dei Carmelitani e la libreria de I Volatori in piazza delle Erbe, compongono percorsi e soste in un viaggio emozionalmente frattale; percorsi uniti alla ricerca di spazi espositivi che a loro volta sono uniti ad immagini di luoghi ‘altri’. Spazi significanti diffusi, ma uniti dalla loro comune relazione con l’immagine e la ricerca fotografica.
Un viaggio quindi, d'evidente provocazione 'emozionale' urbana (la piazza intesa come spazio di discussione e confronto), uno spazio 'limitato' di un ammezzato (la ricerca ed il labirinto delle inesplorate possibilità individuali), una libreria (dove lo spazio della conoscenza pone le sue svariate ed evidenti scelte espressive).
In questa realtà urbana, dunque, caratterizzata dalla costruzione della città del futuro, anche l'allestimento di questa galleria d'immagini rivela le sue con-formazioni.
Il posizionamento delle immagini risente del clima 'cantieristico' tanto che le opere giungono a sostare su 'oggetti' di risulta, decontestualizzati e rivelati a nuove modalità d'uso.
Opere fotografiche, si "SENSI ALTER(n)ATI", quindi immerse in spazi di diversa genesi, opere visive che rendono ragione all’indagine perenne dell'individuo nel campo dei sistemi tecnologici, dei paesaggi industriali, delle 'città sottili' delle foto-macro, della struttura dei parchi naturali, alla contaminazione ambientale perpetrata nel tempo, evidenziano le labili regole delle complesse e compromesse relazioni umane con il mondo. La città ora conferma la sua realtà complessa, una rete di affetti e sensazioni, capace di un incessante movimento diretto verso un adattamento a nuove regole, concede parvenze di visioni future.
Accade, quindi, ‘il possibile’, l’urbanità cambia la sua essenza, stiamo ristrutturando la nostra percezione ponendola in frequenza con la tutta la città in trasformazione. Il cambiamento genera fasi di stabilità a dirompenti sussulti. Sono vibrazioni telluriche che evidenziano la transitorietà del tempo accompagnata all’attrito dei corpi che si muovono nei territori mutanti.
L’urbanità che ora ‘accade’ imbriglia percettivamente le diverse tentacolari proiezioni strutturali, rinnovandone i labirintici "SENSI ALTER(n)ATI" e preparandosi, così, alle complesse funzionalità a servizio delle prossime rinnovate sensibilità.

Pippo Affinito
Biografia
Vive a Lecce e si occupa di fotografia e video, sia in ambienti subacquei che in esterni, sin dal 1987. Ha collaborato a lungo con Enti Universitari italiani come fotografo subacqueo presso i laboratori di biologica marina e di archeologia subacquea, presso i quali ha tenuto corsi di fotografia subacquea. In campo video ha fornito negli ultimi quindici anni contributi subacquei per SuperQuark, Geo & Geo, LineaBlu, TG1, TG2, BBC. Nel 2007 presenta, unitamente a Eugenio Manghi, “Gaw-Sit, l’acqua che vive”, documentario sull’Area Marina Protetta e Riserva Naturale Statale di Torre Guaceto (BR), per la quale si occupa tutt’ora di documentazione naturalistica subacquea e terrestre.
Sinossi
La sua ricerca fotografica pone l'attenzione sulle immagini di animali inquadrandoli nei loro contesti naturali. Si tratta di una comunicazione attraverso 'mezzi' espressivi viventi, per cui l'immagine costituisce un 'incontro', e stabilisce un contatto con forme viventi nuove. Una visione calcolata e ben controllata dell'immagine, da' piena consapevolezza dell'attitudine esplorativa dell'autore che così, nella sua sperimentazione, intensifica ed esprime al meglio l'ambiente diversificato e il mondo di cui siamo parte.

Maurizio Buttazzo
Nascono dalla sabbia come gemme di fiori nascosti, tra tronchi e rami si celano vite scartate di nuove piante eterne. Contenitori vuoti ma che parlano una lingua chiara, abominevoli forme che comunicano l'incredibile uso per cui sono state generate ed ora, vuote, isolate, 'rifiutate'.
Lì dove la terra si confonde con l'acqua, proprio lì, esiste una zona di 'margine' della nostra natura e forse dell'anima umana. Lì il mare crea una variegata e 'differenziata' contaminazione di forme e colori che dichiaratamente, a volte, non gli appartengono.
Il mare, paziente, restituisce tutto volentieri dopo un'impossibile e prolungato, naturale, tentativo di digestione.
Contenitori d'aria o di spazio da scartare, gusci di moderne conchiglie, capienti vuoti senza fondo e senza fine. E sempre lì al margine o sul margine, formano composizioni e nature morte ormai consumate.
Su una spiaggia, proprio lì, dove finisce il mare che a volte rinnega e rifiuta, là dove ha inizio la terra degli uomini

Massimo Catalano
L’autore si inoltra fotograficamente nella realtà fisica dei corpi, scoprendo strutture alternative e composizioni al limite dell'interpretabile.
L’obiettivo separa dalla realtà visibile l’idea di mondi paralleli brulicanti di formazioni in attesa di essere osservate. Un mondo variamente popolato di segni costituenti paesaggi diversificati; la visione delle macro-immagini, stabilisce nuove categorie di profondità naturali, sono le forme dei corpi di semiconduttori.
Ipnotiche problematicità formali di filiformi e metafisicamente seriali strutture, affascinanti corpi inchiodati su pianeti in-visibili ai nostri occhi che riservano complesse e occulte peculiarità espressive. Matericità diversamente esplorate e tecnologicamente indagate, mostrano la loro ‘affezione’ ad organismi viventi.
Selve di segni d'altra e alternativa essenza, compongono l’origine di una diversa strumentazione per un processo naturale di costruzione formale a tutto vantaggio della ricerca e della sperimentazione artistica.

Andrea Piccioli
Possono oggetti d’uso comune, abbandonati , dispersi o semplicemente “rifiutati” riconfigurarsi e generare forme nuove esprimendo realtà ancor più sorprendenti di quella originaria ?
La natura può farlo!
In tempo tutto suo, infatti, rileva con cura, analizza e sperimenta. E’ capace con i suoi sofisticati sistemi d’approccio di con-prendere mondi nuovi. Paziente, scaltra, riconverte le destinazioni d’uso dei corpi estranei, li riprogetta elaborando e costruendo una forma di energia nuova; crea un paesaggio possibile. Il fotografo lancia un messaggio chiaro e inequivocabile; la continuità della vita su questo pianeta attraversa ‘stati mutanti’e la vulnerabilità degli organismi che la compongono, garantisce la struttura portante di una “bellezza” in costruzione. Forme articolate di organismi, popolano l’esperienza fotografica dell’autore, la complessità delle ‘vite’ comunicano la ricchezza insita nella fondamentale ‘differenza’ privilegio della natura.

Ornella Quarta
Biografia
Fotografa dal 1998, ha iniziato la sua attività per passione volgendo il suo interesse inizialmente ai parchi faunistici italiani. Dal 2000 ha realizzato reportage fotografici nei principali parchi naturali del mondo: Germania; Camargue in Francia; Baia di Hudson in Canada; isole Svalbard; Tsavo in Kenia; Etosha in Namibia; Kruger, Samburu e Shaba, Kwazulu Natal in Sud-Africa. Tra i suoi progetti futuri il Canada, alla ricerca degli orsi bianchi.
Sinossi
Dall' affascinante materiale fotografico da viaggio 'africano' è evidente una varietà infinita di possibilità compositive 'interessanti' e costantemente differenziate. L'autrice comunica con i gesti della natura, quindi, dispone, di un grande archivio espressivo caratterizzato da una serie incredibile di varianti. Sperimenta con la passione del paesaggio 'visibile', le realtà naturali delle cose e in un incredibile gioco di colori tra forme terrestri, mondo animale, atmosfere dimensionali variegate, suggella questa verità come unica via d'uscita per la conoscenza del mondo.

Roberto Quarta
Biografia
Ha ereditato la passione della fotografia dal padre. Ha realizzato diverse installazioni e videoinstallazioni utilizzando le fotografie e, normalmente, è l’immagine fotografica la prima guida per la realizzazione delle sue opere video.
sinossi
Costante l’attenzione dell’autore nel cercare zone di ‘paradosso formale’, alla ricerca di una definizione visiva di quelle caratteristiche parti delle città che costituiscono il “rifugio del rifiuto”.
L’obiettivo identifica la presenza di questi corpi come se avessero vita e ne producessero di nuova con innumerevoli possibilità di variare forma, consistenza e locazione. Capaci magari di elaborare strategie di ogni sorta pur di trovare una propria “tana” o nicchia urbana. Da questa interessante ricerca fotografica è evidente l’elaborazione della matrice paesaggistica del “rifiuto”, la sua maniera prepotente e la sua invasiva caratteristica di diventare parte della composizione del paesaggio. L’autore analizza, proprio con questa immagine, il gioco perverso e quindi la contrapposizione compositiva dei volumi puri rappresentati, riportati come “scarti di vedetta”, smaltiti in un luogo, diventato ibrido, fuori dall’uso del visibile dell’uomo, condiviso però con i ‘corpi superflui’ del suo vivere contemporaneo.

Ivan Tortorella
Biografia
Fotografo per passione, si è avvicinato a questo mondo per tradizione familiare. Nel 1994 ha iniziato la sua collaborazione con il “Quotidiano” curando unicamente la pagina sportiva. Dalla fine del 1995 la sua professionalità si è rivolta a tutti gli ambiti dalla cronaca alla cultura, mantenendo pur sempre una attenzione viva per quello sportivo perché in particolare quest’ultimo offre la possibilità di fermare attimi irripetibili. Collabora con GraziaNeri (corrispondente sportivo) e Associeted Press (corrispondente sportivo e di cronaca).
Sinosssi
L'autore gestisce fotograficamente ciò che rappresenta il nuovo imponderabile sky-line dell’ iper-urbanico. Città inattese e sempre più disgiunte dal paesaggio generale, ma essenziali e sempre più necessarie. Nastri di trasporto ascendono come prospettive di ponti, tra cupe atmosfere delineano enclavi, confondendo i profili delle citta di ferro alle linee di battigia ibride e alle ormai irrecuperabili lacerazioni di coste marine, adulterate. Meravigliosa e allo stesso tempo geniale ricorrenza visiva delle forme riconoscibili capaci di forza percettiva e di attrito materico (paesaggistico). Nuova forma di comunicazione artistica, ripulire la spiaggia generando alberi di plastica per concedersi aria e mare, un respiro pieno sul profondo equivoco. Bagnanti all'ombra dei nuovi alberi d'essenze e colori diversi. Il paesaggio mutato. L'abitudine ai nuovi alberi di plastica o alle ciminiere delle centrali industriali le cui radici affondano generando vie e flussi nuovi di liquidi, di merci e di automobili in file perfette all'uscita dalle città in attesa di uno scambio e di un senso.



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